SPUNTI DI RIFLESSIONE SULLA CAMMALIGHT
– brevi cenni storici sugli antenati della cammalight –
La cammalight può vantare illustri antenati che, sebbene non
funzionanti, hanno affascinato per secoli studiosi e appassionati.
Tra tutti ricordiamo, per motivi storici, la macchina di
Villard de Honnecourt e di Mariano di Jacopo, meglio conosciuto come il
Taccola, e la macchina a ballotte di Leonardo da Vinci in omaggio alla sua
indiscutibile genialità.
Grazie alla bravura di Gaetano D’amico e ai suoi splendidi
disegni che seguono, possiamo tuffarci, con ammirazione, in un passato che,
seppur lontano, ritorna prepotentemente di attualità.
Tutti di forma circolare questi meccanismi hanno in comune
anche il movimento delle masse di spinta inefficace e l’assenza di un
dispositivo esterno al disco in grado di veicolare le masse su un percorso ben
definito.
Inoltre sono anche antecedenti alla teoria di Newton sulla
forza di gravità e da qui l’erronea associazione al moto perpetuo, che,
ricordiamo, irrealizzabile secondo la definizione della fisica universalmente
riconosciuta.
Discorso a parte meritano le ruote di Johann Ernst Elias
Bessler, anche conosciuto con lo pseudonimo di Orffyreuss, che secondo
autorevoli fonti storiche, erano assolutamente funzionanti.
Di questi meccanismi però si sa ben poco perché distrutti
tutti dallo stesso inventore che, sebbene contemporaneo di Newton, non fece
alcun cenno alla forza di gravità alimentando ulteriormente l’equivoco sul moto
perpetuo.
Un po’ in tutto il mondo, a conferma di quanto sia
entusiasmante questo argomento, vi sono parecchi tentativi di replica delle
ruote di Bessler basate sulle scarne informazioni arrivate fino a noi.
Tra i meccanismi recenti citiamo per tutti la ruota del
francese Aldo Costa che dimostra come sia, in definitiva, abbastanza semplice
sbilanciare il moto circolare e produrre un surplus di energia cinetica.
La ruota di Aldo Costa evita gli errori dei meccanismi
storici utilizzando un dispositivo esterno di veicolazione delle masse che
eseguono un percorso di posizionamento ideale ma espone le masse all’azione
della forza centrifuga che in fase di ritrazione erode parecchia energia quando
la ruota acquisisce velocità annullando di fatto il vantaggio acquisito con lo
sbilanciamento.
Nel realizzare questa ruota dal diametro di circa 17 metri
Aldo Costa si è focalizzato sulla dimostrazione dello sbilanciamento del moto
circolare più che sulla potenza erogabile e per quanto esposto in precedenza la
ruota, praticamente, funziona paradossalmente, a bassa velocità.
Il disegno seguente si riferisce al modello matematico
statico associato alla ruota di Aldo Costa attraverso il quale si possono
facilmente eseguire eventuali verifiche sulla quantità di surplus iniziale
erogabile.
La cammalight eredita dai suoi antenati la forma circolare e
i principi base di funzionamento implementando il binario ellittico che risolve
tutti gli errori costruttivi dei suoi predecessori consentendo inoltre l’utilizzo
di masse di notevoli dimensioni e peso in grado di fornire una eccezionale
potenza in rapporto alle dimensioni finali come sottolineato nel post iniziale
di presentazione.
Rosario Cataudo
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