CAMMALIGHT … e oltre
Come ho avuto modo di scrivere precedentemente, basandoci
sul principio di sbilanciamento del moto circolare, la cammalight rappresenta
solo uno dei modi possibili per convertire meccanicamente la forza di gravità
in energia cinetica.
Ovviamente anche dispositivi diversi, basati sulla conversione della forza di gravità, a mio avviso, non possono superare il
limite del 35% circa di efficienza dello sbilanciamento ottenibile ma, possono,
invece, ridurre più o meno sensibilmente gli attriti in gioco o semplificare la
realizzazione del dispositivo.
Ovviamente ogni dispositivo offre vantaggi e svantaggi
rispetto ad altri ma, questo post, in realtà è dedicato ad un’ altro argomento.
Verificata matematicamente la fattibilità della conversione
della forza di gravità in energia cinetica, ho cercato, laddove fosse
possibile, di trovare delle soluzioni per abbattere gli attriti e per rendere
più semplice la costruzione della cammalight.
Nel tempo, inoltre, ho sempre cercato, laddove fosse
possibile, di potenziare l’ effetto dello sbilanciamento iniziale per poter
ottenere una maggiore potenza.
Il risultato è stato quello di ottenere, inizialmente, un
dispositivo “misto” che somma allo sbilanciamento base della cammalight, anche
la forza magnetica incrementandone considerevolmente la potenza.
Poi, inevitabilmente, la domanda successiva.
È possibile utilizzare solamente la forza magnetica per
realizzare un dispositivo meccanico per convertirla in energia cinetica?
A parità di dimensioni circolari con una cammalight “classica”
un dispositivo a “spinta magnetica” risulta complessivamente molto più leggero,
più semplice da costruire, con un carico di attriti molto ridotto e,
soprattutto, funziona anche in assenza di gravità.
Sempre a parità di dimensioni circolari rispetto ad una
cammalight classica il dispositivo a spinta magnetica si presta ad eguagliare
se non addirittura a superare la potenza ottenibile anche in considerazione del
fatto che quest’ ultimo necessita di una superfice di appoggio nettamente
minore.
Questo è reso possibile grazie alla produzione di magneti
permanenti con 2000 kg e oltre di spinta/attrazione in dimensioni veramente
contenuti (140 x 140 x 50 millimetri).
Questi magneti di eccezionale potenza, inoltre, si prestano
alla realizzazione di dispositivi di grandezza variabile consentendone la
collocazione, ad esempio, anche su navi di dimensioni medio/grandi.
Chiudo questo post così come l’ ho aperto.
Trovato il principio di funzionamento base questo lo si può
implementare anche in modi differenti.
E, sebbene in questa occasione non pubblicherò dettagli in
merito, invito quanti sono impegnati sul fronte della conversione magnetica a
continuare con nuovo slancio le proprie ricerche.