martedì 30 luglio 2019


CAMMALIGHT … e oltre

Come ho avuto modo di scrivere precedentemente, basandoci sul principio di sbilanciamento del moto circolare, la cammalight rappresenta solo uno dei modi possibili per convertire meccanicamente la forza di gravità in energia cinetica.
Ovviamente anche dispositivi diversi, basati sulla conversione della forza di gravità, a mio avviso, non possono superare il limite del 35% circa di efficienza dello sbilanciamento ottenibile ma, possono, invece, ridurre più o meno sensibilmente gli attriti in gioco o semplificare la realizzazione del dispositivo.
Ovviamente ogni dispositivo offre vantaggi e svantaggi rispetto ad altri ma, questo post, in realtà è dedicato ad un’ altro argomento.
Verificata matematicamente la fattibilità della conversione della forza di gravità in energia cinetica, ho cercato, laddove fosse possibile, di trovare delle soluzioni per abbattere gli attriti e per rendere più semplice la costruzione della cammalight.
Nel tempo, inoltre, ho sempre cercato, laddove fosse possibile, di potenziare l’ effetto dello sbilanciamento iniziale per poter ottenere una maggiore potenza.
Il risultato è stato quello di ottenere, inizialmente, un dispositivo “misto” che somma allo sbilanciamento base della cammalight, anche la forza magnetica incrementandone considerevolmente la potenza.
Poi, inevitabilmente, la domanda successiva.
È possibile utilizzare solamente la forza magnetica per realizzare un dispositivo meccanico per convertirla in energia cinetica?
A parità di dimensioni circolari con una cammalight “classica” un dispositivo a “spinta magnetica” risulta complessivamente molto più leggero, più semplice da costruire, con un carico di attriti molto ridotto e, soprattutto, funziona anche in assenza di gravità.
Sempre a parità di dimensioni circolari rispetto ad una cammalight classica il dispositivo a spinta magnetica si presta ad eguagliare se non addirittura a superare la potenza ottenibile anche in considerazione del fatto che quest’ ultimo necessita di una superfice di appoggio nettamente minore.
Questo è reso possibile grazie alla produzione di magneti permanenti con 2000 kg e oltre di spinta/attrazione in dimensioni veramente contenuti (140 x 140 x 50 millimetri).
Questi magneti di eccezionale potenza, inoltre, si prestano alla realizzazione di dispositivi di grandezza variabile consentendone la collocazione, ad esempio, anche su navi di dimensioni medio/grandi.
Chiudo questo post così come l’ ho aperto.
Trovato il principio di funzionamento base questo lo si può implementare anche in modi differenti.
E, sebbene in questa occasione non pubblicherò dettagli in merito, invito quanti sono impegnati sul fronte della conversione magnetica a continuare con nuovo slancio le proprie ricerche.